Trevi nel lazio, abbiamo incontrato Vincenzo Cecconi, candidato sindaco con Unione e Cambiamento, che non è riuscito a farsi eleggere, sebbene abbia portato un grande risultato. La differenza di voti non è stata infatti enorme e ha dimostrato una spaccatura tra i cittadini trebani, tra i pro a Cecconi e i pro a Grazioli, che ha riconfermato il suo mandato.

Digerita la sconfitta?

La sconfitta fa parte del gioco della democrazia. E’ inevitabile che debba essere
metabolizzata, altrimenti si resta risucchiati da inutili quanto sterili discussioni. Il paese deve
andare avanti ed è fondamentale che ci sia la presenza di una minoranza lucida e bella carica.
E noi siamo più che pronti.

Quindi, nessuna recriminazione?

Non ho detto questo. Ogni sconfitta deve essere analizzata per capire, innanzitutto, quali
siano stati i nostri sbagli. Chi non fa autocritica non può fare politica. E il mio gruppo, come è
giusto che fosse, non si è risparmiato. Certo è che siamo anche perfettamente consapevoli che,
contro di noi, è stato messo in campo ogni mezzo, più o meno lecito, quasi sempre scorretto, ad
arginare, con la forza della disperazione, un cambiamento che appariva inevitabile, oltre che
necessario per risollevare questo paese.

Cosa intende esattamente?

La lista “Unione e Cambiamento” rappresentava e rappresenta un forte elemento di
discontinuità con il passato.
Lo hanno capito bene i vecchi pseudo poteri, i quali hanno temuto di essere spodestati da
presunte posizioni di privilegio, fossero anche delle mere prebende.
Lo hanno capito bene i vecchi e nuovi comitati d’affari, i quali, mai stanchi di brigare ai danni del
territorio, e degli Altipiani in particolare, hanno continuato, con rabbia, a voler battere un colpo,
soddisfatti magari solo di aver fatto ascoltare il proprio stanco ruggito, mostrando così totale
indifferenza per il nostro futuro.
Lo sanno bene i sedicenti “intellettuali”, indigeni o oriundi che siano, sempre pronti a raccogliere
vacui incensamenti o imbarazzanti stampe di inutili, stantie tesi di laurea, fino all’elargizione di
qualche spicciolo di contributo, se non persino cachet da “prima donna”, il tutto a garanzia e
rassicurazione di fedeltà imperitura. C’è tutto un mondo che pretende, che si abbarbica intorno
a un’idea antica ed autoreferenziale, un mondo che rappresenta una pesante zavorra per la
nostra comunità.
Lo sanno bene tutti coloro che, pur vivendo in realtà cittadine, continuano a voler determinare,
per loro interessi o interesse di qualche familiare, o, peggio, per un puro gioco perverso, le sorti
di questa comunità. Magari qualcuno anche in cambio di qualche targa, qualche pergamena
che, come diceva, prima del “cambio di casacca”, un certo Joffrey De Peyrac, non si nega mai a
nessuno, purchè rigorosamente tutto a spese della collettività.
Hanno avuto paura del cambiamento e allora tutti insieme, appassionatamente, si sono messi a
difesa dell’immobilismo, della conservazione e delle proprie posizioni di comodo.
A rimetterci, però, è sempre e solo la popolazione che, in questo luogo, ci vive, ci lavora e ci
soffre, ma che comunque per qualcuno deve restare zitta, immobile nel tempo, come fossimo la
rappresentazione di un presepe di gesso.

Ma c’è dell’altro!

Sicuramente si, ma di questo ne parleremo in altri momenti. Tempo verrà!

Dove avete sbagliato?

Forse non siamo stati abbastanza bravi a comunicare le gravissime responsabilità
dell’amministrazione, allora uscente, oggi rientrante, ed in particolare il disastro finanziario in cui
ci ha cacciati, la stagnazione amministrativa perdurata per 5 anni, il declino culturale, sociale ed
economico che stiamo vivendo. Dispiace dirlo, ma ce ne accorgeremo tutti e presto!
Inoltre la nostra proposta, che è passata più facilmente tra i giovani, generando entusiasmo tra
molti di essi, crediamo non sia stata recepita con la stessa efficacia tra la popolazione più
anziana, meno avvezza all’informazione su internet e, ahinoi, più permeabile al chiacchiericcio
di piazza e ai pettegolezzi, campo nel quale i nostri avversari e alcuni loro supporters sono
imbattibili! Forse dovevamo essere più presenti nelle piazze e nelle strade per impedire il
diffondersi di maldicenze e menzogne e per spiegare le nostre ragioni, questo ce lo
rimproveriamo.

Maldicenze?

Purtroppo si! Di ogni genere. Volgari, ignobili, diffamatorie. Mi giunge addirittura voce che
siano arrivati a creare un gruppo WhatsApp per infangare la mia persona e spingere la gente a
votarmi contro sulla base di menzogne e racconti distorti di fatti o eventi del passato. Insomma,
abbiamo avuto contro una macchina del fango ben organizzata e guidata da veri e propri
mascalzoni dell’informazione. In sostanza, cambiano i tempi e dai volantini anonimi sono
passati alle chat, ma certi animi, portati solo a diffondere veleno contro gli avversari, pur
passando i quarti di secolo, non cambiano mai. A loro, per contribuire a depurare questa
comunità da scorie dannose, prometto ogni mia futura attenzione. Si ritengano avvisati.

Argomento scottante quello delle maldicenze!

Direi di si! Hanno rappresentato l’elemento principale su cui è stato basata la campagna
elettorale dei nostri avversari. Del resto basta riascoltare i nostri ed i loro comizi, oppure
rileggersi le dichiarazioni apparse sui giornali o certi articoli scritti da qualche giornalista, amico
del Sindaco, sfacciatamente faziosi e tendenti unicamente a screditare la nostra lista,
diffondendo anche voci su presunti dissidi interni totalmente false e, del resto, mai verificate da
chi scriveva. Mentre noi cercavamo di parlare di fatti, di dinamiche amministrative, di proposte
per il futuro, i nostri avversari si scatenavano, con violenza verbale, contro le singole persone,
persino totalmente estranee alla campagna elettorale, per accusarle ingiustamente e
falsamente di cose che non hanno mai fatto né pensato. La loro colpa? Magari era sola quella
di essere miei parenti diretti o acquisiti. E’ stato uno spettacolo ignobile!
Sono arrivati persino a rievocare vecchi fantasmi ideologici, ad aizzare odi da guerra fredda,
etichettando politicamente la nostra lista come gli era più comodo, dimenticandosi che, entrambi
gli schieramenti, avevano la caratteristica di essere civici. Strategie che potevano essere
partorite solo da menti poco serene, diciamo così, sicuramente perfide.

A proposito, sembra che, in provincia, con la rielezione di Grazioli abbiano
festeggiato sia la destra che la sinistra …

E’ vero! All’esito del voto, la riconferma di Silvio Grazioli è stata, enfaticamente, salutata con
grande soddisfazione prima dal segretario provinciale del Partito Democratico Luca Fantini,
addirittura con una intervista su ExtraTV e, poi, con toni trionfalistici, anche da Gianluca
Quadrini di Forza Italia, attraverso un suo comunicato stampa.
Mi è sembrato di vedere Pippo Franco (attore, per altro, molto gettonato da qualche
“impresario” tuttofare nostrano), in quel suo film, in cui, durante un derby della capitale, passava
tutto il tempo a correre da una curva all’altra, cambiandosi sciarpa e cappello durante il tragitto,
una volta della Roma e una volta della Lazio, per non tradire la sua fede giallorossa e,
contemporaneamente, per non contrariare il suo datore di lavoro che, invece, era laziale.
Ora, io non voglio giudicare la fede calcistica di nessuno, ma sarebbe bene che il nostro
Sindaco ci dica, una volta per tutte, se è della “Roma” o della “Lazio”!

Parliamo degli Altipiani

Qui il discorso è più complicato. E’ difficile comprendere come possa riconfermarsi la fiducia
ad amministratori che hanno tenuto una località, come gli Altipiani, immersa nell’immondizia e
nel degrado. Ma ancor più indecifrabile è il fatto che una popolazione, che ha sempre auspicato
rispetto ed autonomia, non abbia saputo cogliere la proposta del Consiglio di Comunità,
fortemente innovativa e diretta a dare dignità e pieno accoglimento alle istanze locali.
Evidentemente alcune persone, in realtà, ne hanno avuto paura e la rivendicazione
dell’autonomia era solo un pretesto per farsi notare. Più comodo non mettersi in gioco
attraverso forme elettive democratiche e, magari, per alcuni, continuare a farsi garantire
visibilità, oltre che il solito obolo, alla bisogna ovviamente.
Intanto, però, è arrivata la prima, almeno di questo mandato, presa in giro per i cittadini, e per
gli stessi diretti interessati, con l’assegnazione di due deleghe, riguardanti gli Altipiani, a due
candidati non eletti che non avranno voce in capitolo su nulla. Finte deleghe, tanto per illudere
sia i destinatari, sia gli elettori.
Peccato! Un’altra opportunità per gli Altipiani che è andata letteralmente in fumo.

Domenica 4 ottobre si è svolto il primo Consiglio comunale, cosa può dirci?

Per la verità un Consiglio comunale senza storia, necessario solo all’espletamento delle
formalità di rito. L’unico argomento portato all’ordine del giorno, anche in modo irrituale e quasi
per caso, è stato il Regolamento per il funzionamento dell’Area Interna di cui facciamo parte.
Trovo sconcertante che un percorso così importante per il nostro futuro, sia trattato in modo
così superficiale, al punto che, lo stesso Sindaco, oltre che confondere le finalità delle Aree
Interne con piccoli finanziamenti puntuali, non è stato in grado nemmeno di chiarire se sia stato
presentato il progetto che riguarda tutti e 23 i comuni interessati, ma soprattutto se questo sia
stato mai approvato. La cosa è piuttosto preoccupante.

E delle deleghe cosa ci dice?

Cosa dire? Certamente raccogliamo e facciamo nostre le perplessità di tanti cittadini, elettori
di entrambe gli schieramenti, in merito alla promozione dell’ex assessora al bilancio ed ai servizi
sociali al ruolo di vice-sindaco. Capiamo che sia stato utilizzato un criterio quantitativo per
questa nomina, dato che è stata colei ad aver raccolto più preferenze, però questo non può
bastare, sia perché certi comportamenti un po’ sopra le righe e, pensiamo, poco consoni ad un
amministratore pubblico, non sono passati inosservati negli ultimi 5 anni, sia perché parliamo
dell’assessore che ha accompagnato il Comune di Trevi al pre-dissesto finanziario, e questo
senza mai batter ciglio o proferire parola pubblicamente, circostanza che, a nostro avviso, ne
sconsigliava sia la riconferma che la stessa delega al bilancio.
Per carità, sicuramente, in merito a quest’ultimo punto, le responsabilità sono da dividersi,
parimenti, fra tutta la ex giunta e l’intera maggioranza passata, ma, per il resto, ci sentiamo di
dire che l’ex vicesindaco, Pietro Salvatori, quantomeno, ha mostrato di interpretare un ruolo
pubblico in modo un tantino più istituzionale.
Sulle altre deleghe, poi, lascia imbarazzati e un po’ divertiti l’istituzione della delega ai “problemi
del randagismo”, anche se ci conferma che, contrariamente alle dichiarazioni del Sindaco in
campagna elettorale, il fenomeno è tutt’altro che debellato. Vediamo se, finalmente, a parte
annunciare inaugurazioni di rifugi per cani che non hanno mai visto la luce, riusciranno a portare
a casa anche qualche risultato concreto.
Osserveremo poi con particolare interesse come verranno gestite le deleghe al Parco e alla
scuola. Sono argomenti molti delicati, che magari andrebbero gestiti da maggiore esperienza,
ma in questo caso vogliamo dare credito e fiducia ai due giovani consiglieri, sperando che
sappiano farsi valere e che il loro ruolo nell’Amministrazione non sia poi fagocitato da qualche
personalità più invadente.

Qualche rammarico?

Molti! Ma esclusivamente inerenti a ciò che avremmo potuto fare per Trevi, per gli Altipiani e
per l’intera comunità. Le nostre idee, in questo senso, erano chiare e determinate.
Consapevoli che una realtà, geograficamente marginale come la nostra, vive una particolare e
negativa fase storica, ma anche che, ponendo in campo le giuste politiche e la giusta passione,
ce la potremmo fare, avevamo centrato il nostro impegno su due specifiche direzioni: la prima
finalizzata a riconquistare i cosiddetti diritti di cittadinanza (sanità, scuola e trasporti), ben
consapevoli che le nostre comunità debbono, prioritariamente, preoccuparsi di garantire una
scuola eccellente ai figli delle giovani coppie, assistenza sanitaria minima di base ai residenti
come agli anziani e, poi, trasporti affidabili, agili ed economici a coloro che sono costretti a
viaggiare per lavoro o per la frequentazione delle scuole superiori e fino agli studi universitari; in
secondo luogo generare opportunità di lavoro e, quindi, economia locale, fondata sulla
valorizzazioni delle nostre risorse, che siano esse naturali, culturali, monumentali e storiche, tali
da costituire un’offerta complessiva appetibile, capace di sollecitare un turismo sensibile
all’ambiente ed alla cultura.
La realtà del nostro straordinario borgo, che affonda le sue radici in epoche pre-romane, unito
alla prestigiosa località degli Altipiani di Arcinazzo, avrebbero costituito i nostri punti di forza, le
nostre carte vincenti. Una prateria immensa su cui bisogna solo far pascolare, libere, idee,
proposte e tanta passione. E i giovani, in tutto questo, avrebbero avuto un ruolo fondamentale e
determinante.
Un progetto che sarebbe dovuto passare anche attraverso una profonda rivisitazione dei servizi
comunali, tutti da porsi a supporto e garanzia di un’idea ambiziosa, ma concreta. Un progetto
che la cecità di amministrazioni preoccupati solo di riconfermare se stessi, non può e non vuole
vedere.

Questo e solo questo è e resta il mio grande rammarico ed il rammarico del gruppo CIVICO di
Unione e Cambiamento, un gruppo che comunque non ha esaurito il suo percorso, anzi, per
certi versi è appena all’inizio, perché abbiamo tanti giovani pronti a dare battaglia politica da qui
ai prossimi anni per dare un futuro migliore a questo territorio, quindi sicuramente ne vedremo
delle belle!