Fino al 2019, quella che sembra la lontana era pre-covid, nei pubblici dibattiti teneva banco tra le altre la questione del l’affido condiviso.
Affido condiviso da intendersi per i genitori separati, laddove a seguito dello scioglimento della coppia coniugale o convivente sussiste la coppia genitoriale. La quale deve garantire alla prole un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori ed i rispettivi rami parentali.
Proprio questo è il nocciolo del problema, in quanto la legge vigente non viene integralmente applicata. In Italia troviamo qualcosa come il 95% dei casi di separazione con i figli “collocati” presso la madre. I rapporti con il padre molto problematici o addirittura nulli.
Ecco quindi la motivazione di fondo che richiede una riforma della legge sull’affido condiviso, la attuale 54/2006.
Nel corso degli ultimi anni sono stati presentati vari disegni e proposte di legge al riguardo. Tra questi il disegno proposto dalla parlamentare Enza Blundo, alla quale abbiamo chiesto riscontri al riguardo…
“Seguo e partecipo da ex parlamentare perché ho scelto di non ricardidarmi.
Riguardo il ddl 735 di Pillon, ne ho seguito l’intero iter e sin dall’ottobre 2018 avevo fatto presente ai miei ex colleghi le criticità in esso presenti.
Sin da quando ho presentato il mio disegno di legge 1756, ho avuto
la consapevolezza della necessita’ di modificare, in maniera seria, moderata e realistica, quelle norme che, al momento, rendono inapplicabile il regime delll’affido condiviso. Occorre che i Giudici, laddove non ci sia un preventivo accordo tra le parti, garantiscano pari dignità e presenza nella crescita dei loro figli ad entrambi i genitori separati, modulando, inoltre, caso per caso, modi e tempi di frequentazione; il tutto dopo un’attenta analisi della singola controversia, valutate le esigenze concrete dei minori.
Nel convegno dell’Associazione Gesef ho avuto un riconoscimento per questo mio impegno ed in quel convegno ho fatto presente pubblicamente al Senatore Pillon le mie perplessità,
perché nonostante le modifiche fino ad allora apportate restava un sistema di provvedimenti standard preconfezionati o precodificati ed imposti erga omnes ad ogni costo, senza riconoscere la specificità e unicità di ogni storia familiare.
Ora con il probabile contratto di momento di governo con il PD [ riferimento al Conte-bis ] temo sia ancor più difficile affrontare questo problema che ha danneggiato la vita di tanti bambini e famiglie. “
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