E’ più estremo che fare il guardiano del faro o del passare la stagione invernale all’Overlook Hotel del film Shining. Ma non è nemmeno una passeggiata alla stregua del Grande fratello dove la cosa peggiore che possa capitare è di essere freezati.
Per i più temerari arriva un’esperienza unica nel suo genere, si dovrà vivere su Marte. Chi sarà fortunato e supererà le selezioni, trascorrerà un anno nella missione nota come: “Analog mission“.

Su Marte

Il nome è in qualche modo anticipatore di questo esperimento scientifico. Analog mission, che verrebbe da tradurre in “missione analoga” ed è esattamente quello che è. Non si va davvero su Marte ma si partecipa all’emulazione del modo in cui si suppone che potrebbe vivere un astronauta in quella situazione. L’ambiente è ricreato all’interno del Johnson Space Center di Houston, in Texas, dove l’Agenzia spaziale Usa ha costruito un insediamento di circa 160 metri quadrati, battezzato Marte Dune Alpha.

I want you

Lo scorso venerdi 6 agosto, si sono aperte le candidature per la missione Chapea (Crew Health and Performance Exploration Analog). Gli scienziati sono alla ricerca di quattro candidati che possano popolare questo “insediamento marziano” stampato in 3D. La “missione” partirà il prossimo autunno e in futuro sarebbero preventivati altri due eventi simili.

La ricerca della Nasa è inserita nel contesto della futura costituzione di insediamenti sulla Luna e anche su Marte, anche se per il Pianeta Rosso la cosa appare un po’ più ardua e sicuramente molto prematura.

Perché partecipare

Perché mai qualcuno dovrebbe prestarsi ad un esperimento simile e rinunciare ad un anno della propria vita? Per denaro innanzi tutto e naturalmente anche per lo spirito di avventura, per passare alla Storia (si fa per dire) per essere uno che ha partecipato a quel programma di ricerca.

Il programma

Grace Douglas, responsabile della ricerca per il settore Advanced Food Technology della Nasa ha anticipato i contenuti e illustrato il programma del progetto. I partecipanti alla missione saranno retribuiti, ma avranno contatti limitatissimi con le famiglie o con gli amici e dovranno cavarsela da soli con quel minimo corredo di strumenti e di risorse che avranno a disposizione. Dovranno anche simulare l’esplorazione della superfice di Marte con tanto di spacewalk. Insomma un test che in piena regola riproduce le condizioni che si ipotizzano essere in una permanenza marziana.
Douglas ha precisato che queste simulazioni servono a comprendere “le sfide fisiche e psicologiche degli astronauti”.

Tutti a candidarsi?

Diciamo subito che i requisiti per presentare la propria candidatura sono particolari e non alla portata di chiunque. Occorre un master in ingegneria, matematica o informatica e almeno due anni di esperienza come pilota.
Una rosa di candidati più ampia di quella per diventare astronauta, ma in ogni caso ristretta. Naturalmente si deve avere cittadinanza statunitense o essere un residente permanente. Le condizioni fisiche devono essere ottime e si deve avere un’età tra i 30 e i 35 anni.
La caratteristica indispensabile è però la prontezza nel risolvere problemi. Si dovranno affrontare guasti, è previsto anche che ci saranno improvvise sparizioni di qualche compagno di missione. Si dovranno superare incidenti e fare i conti con lo stress. Il pericolo maggiore sarà sicuramente la voglia di cedere per tornare sulla Terra.