Una tradizione decennale
La manifestazione ebbe inizio quasi in sordina nel 1972. Nacque per volontà del sindaco di allora, Benedetto Illuminati, contestualmente all’estendersi delle attività della cantina sociale “Cesanese del Piglio”.
La Cantina era attiva con 311 soci. Aveva una produzione annua che nel 1983 aveva toccato 51 mila ettolitri di vino su 54 mila quintali d’uva.
La sagra era entrata nelle tradizioni folkloristiche e ricreative dei comuni limitrofi facenti parte del comprensorio del Cesanese sostanzialmente favorevole alla coltura della vite.
La manifestazione era diventata motivo di notevole richiamo turistico. Si teneva la prima domenica di ottobre, con la sfilata dei carri allegorici. Erano ideati ed allestiti con notevole capacità dagli operosi agricoltori della zona del Cesanese.  Ogni anno sapevano cogliere spunti e soggetti di notevole interesse, con arguti riferimenti a situazioni passate o ad avvenimenti di attualità, nel rispetto della tradizione e folklore.
La celebrazione della sagra non voleva essere il ricordo di un evento straordinario. Era la conferma dell’attaccamento degli agricoltori alla loro terra ed ai suoi indispensabili frutti.
La sagra era un “coktail” di folklore, tradizioni, buon vino buona tavola. Non mancava la mostra fotografica,il concorso dei vini tipici. La mostra filatelica, l’esposizione dei disegni eseguiti dai bambini delle scuole elementari e medie. Poi il concorso delle poesie dialettali, il concorso addobbi vetrine, nonché la estemporanea di pittura con l’acquisizione al patrimonio del Comune di Piglio dei quadri di autore.
La manifestazione, inoltre, vedeva la partecipazione degli ambasciatori polacchi presso la Santa sede e presso l’Italia. I politici provinciali e regionali. Si tenevano convegni per fare il punto sui progressi raggiunti dal consorzio strada del Cesanese del Piglio, mentre l’enologo della cantina sociale Domenico Tagliente spiegava a tutti i convenuti i vantaggi del vino “Cesanese”.
Insomma con una modica spesa, il Comune di Piglio, aveva dei ritorni certamente superiori in termini di valorizzazione dei prodotti locali. Una sponsorizzazione della relativa commercializzazione, in un comune dove non vi sono altre iniziative di così forte richiamo.
Durante questi cinquanta anni non sono mancate le cancellazioni:
Le ultime due a causa della pandemia che ha annullato la sagra del 2020 e 2021.
Quella del 1992 annullata dal sindaco di allora Nazzareno Ricci il quale aveva formalmente deciso, insieme alla Giunta Municipale, di sospendere lo svolgimento dell’annuale edizione della “Sagra dell’Uva Cesanese del Piglio”. Una scelta dovuta a seguito del taglio di circa 100 milioni che il Governo aveva operato in forza del D.L. 11/7/1992 n° 333 convertito in Legge (/8/1992 359.
Alla decisione dell’Amministrazione comunale di aver sentenziato la “MORTE” della sagra dell’Uva è scaturito un “FUNERALE” ideato da Giorgio Alessandro Pacetti  con tanto di manifesto funebre. Funerale con un corteo che dopo aver sostato in Piazza Marconi si era mosso composto verso la sede comunale.
Una tromba al posto delle campane accompagnava il corteo. davanti alla sede comunale con il “Sarcofago”, contenente la storia, i programmi, le fotografie e i ricordi di 20 anni di vita della sagra. Il sarcofago era accompagnato dagli agricoltori con i ceri accesi.
L’orazione funebre fu fatta da Giorgio Alessandro Pacetti, che rievocò gli incontri e la storia della sagra dell’uva, mentre l’enologo della cantina sociale Domenico Tagliente fece una panoramica sulla situazione vinicola.
Insomma tra il serio e il faceto tra ironiche risatine e molti rimpianti, la giornata fu particolarmente cupa per l’economia ed il turismo locali.
I centinaia di turisti venuti a Piglio per assistere alla manifestazione folkloristica si ritrovarono di fronte al folkloristico funerale, meravigliandosi dell’improvvisa cancellazione di una più belle sagre ciociare.
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Giorgio Alessandro Pacetti