Colleferro. Ancora una volta si fa senire il Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” –  Coordinamento territoriale. Lo fa attraverso una lunga ma giustificata lettera rivolta agli organi politici, piena di critiche per quanto riguarda la gestione dell’ospedale. Riportiamo integralmente il testo per dovere di cronaca e ci rendiamo disponibili per eventuali repliche dell’amministrazione.

Il comunicato

Una lettera di denuncia riporta sulle pagine della stampa le condizioni intollerabili del Pronto soccorso
dell’ospedale di Colleferro, quale ovvia conseguenza della scelta deliberata della politica di non
raccogliere quel grido di dolore.
Le proteste dei pazienti, del personale, dei Sindacati, dei comitati locali e dei cittadini sono ormai
all’ordine del giorno benché la richiesta di rispettare il diritto – perfetto ed esigibile – ad essere assistiti
in caso di emergenza e urgenza non abbia portato a nulla.
Le contestazioni nascono dal disagio quotidiano dei malati e del personale sanitario lasciati soli nel
silenzio e nell’indifferenza generale dei nostri Amministratori, nonostante la cronicità del Pronto
soccorso di Colleferro sia nota da anni.
Il clima di tensione nell’ambiente del Pronto soccorso è costante e servirebbero provvedimenti
straordinari per evitare il drastico collasso dell’intera attività ospedaliera. Eppure da anni la situazione
peggiora di mese in mese.

 

La crisi del PS

L’ospedale di Colleferro ha importanti problemi gestionali ma su tutti il Pronto soccorso è il più grave e
ha la priorità, proprio per il servizio che non riesce ad assolvere: essere il presidio salvavita!
Il Pronto soccorso di Colleferro soffre di una crisi strutturale, non occasionale o transitoria, e deve
essere affrontata partendo da questo dato certo e dalle cause del sovraffollamento.
Non si può invocare oggi lo stato di emergenza, perché la condizione del Pronto soccorso rappresenta
la naturale conclusione di una Regione “assente”, che non si è adeguata alle nuove linee guida
elaborate dal Ministero della Sanità sulla riforma di alcuni aspetti del Pronto Soccorso e non ha
adottato una mirata programmazione sanitaria.
L’enorme squilibrio tra la richiesta disperata di assistenza al Pronto soccorso – per una utenza che va
da Palestrina a Colleferro, comprendente il bacino della valle del Sacco – e la scarna offerta che il
sistema sanitario regionale è disposto ad erogare è una criticità che abbiamo sempre segnalato alle
massime Autorità politiche, molto prima della pandemia, che ha semplicemente aggravato le stesse
storiche criticità.

Criticità gestionali (sono note le ragioni per le quali non si intendono affrontarle) e le mancate riforme
nel medio e lungo periodo impediscono di ristabilire minime condizioni di ricovero civili.
Il ripristino degli organici, l’inquadramento complessivo del personale, la riorganizzazione degli accessi,
la gestione dei “codici minori”, il rafforzamento della medicina territoriale da un lato e la gestione dei
posti letto, le turnazioni straordinarie, l’uso di ambienti fatiscenti, i lunghi stazionamenti, la mancanza
di barelle, il disagio lavorativo dall’altro lato sono le più importanti problematiche che una classe
dirigente politica e amministrativa “deve” saper risolvere.

I problemi del PS

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Ricordiamo il mancato adeguamento strutturale del Pronto soccorso di Colleferro, di cui la stessa Asl
Rm5 ha chiesto invano il potenziamento in Dipartimento di emergenza ed accettazione (DEA) di I°
livello, come Tivoli. Rievochiamo altresì il mancato potenziamento della terapia intensiva, con buona
pace dei ripetuti annunci nel marzo 2020 dell’Assessore alla Sanità, D’Amato.
A causa della carenza di medici, la copertura dei turni viene assicurata dal “noleggio” di camici bianchi
di una società di Bologna, di cui non sappiamo se siano specializzati in medicina d’urgenza.
La Regione e l’Assessorato alla Sanità si inebriano di qualche episodico straordinario risultato,
certamente importante, buttato come fumo negli occhi per non mettere mano al Pronto soccorso,
dove migliaia di poveri malati bisognosi di un posto letto vivono ore di disperazione!
La cinica scelta di assoluta passività portata avanti dalla Regione e dalla Asl Rm5 ha la sua stampella nei
Sindaci del distretto, insensibili e sordi, sempre pronti ad accontentarsi di qualche briciola, soprattutto
quelli di Colleferro e Palestrina, che non prendono un’iniziativa politica per garantire la funzionalità del
Polo unico ospedaliero.
Non incoraggiamo – come è uso di questa maggioranza politica – il ricorso a gesti eclatanti ben
sceneggiati (incatenamenti sotto il Comune, scalate del tetto del Comune, sdraiarsi a terra davanti al
camion), ma pretendiamo che il Consiglio comunale assuma un impegno pubblico con la città!
Sanna, nelle (rare) Conferenze dei Sindaci, non ha denunciato con forza lo stallo in cui muore
l’ospedale di Colleferro e non ha mosso contestazioni alla Asl Rm5 ed alla Regione. Si è invece
prodigato nell’approvare l’Atto aziendale, senza che ci abbia mai detto cosa ha portato in più al nostro
ospedale.

La questione politica

Come è possibile che di recente il Sindaco Sanna e il vice Sindaco Calamita ringrazino il Presidente della
Regione per la nomina del Commissario straordinario per la bonifica della valle del Sacco e non si
degnino di chiedere a Zingaretti un analogo provvedimento commissariale per affrontare le
problematiche del Pronto soccorso? Chi ha operato male, ha fallito, deve continuare a stare al suo
posto o lasciare l’incarico amministrativo o politico che sia?
Un’Amministrazione dei cittadini deve partire dalla difesa del diritto alle cure e all’assistenza della
popolazione. Solo muovendo da questa premessa e agendo affinchè la situazione del Pronto soccorso
sia urgentemente affrontata, il Sindaco di Colleferro dimostra di difendere la qualità dell’assistenza di
una struttura pubblica, dei medici, degli infermieri, di tutto il personale sanitario ed anche dei cittadini.
Il Sindaco e gli Amministratori locali – eletti dai cittadini, che gli conferiscono il mandato a
rappresentare i loro bisogni – sono responsabili in prima persona verso gli elettori e poi nei confronti
della classe dirigente che siede alla Pisana e non viceversa.

Il messaggio per Sanna

Al Sindaco di Colleferro diciamo anche “basta!” di utilizzare il carrozzone delle attività della Asl Rm5,
spesso peraltro inappropriate e poco utili, scimmiottando i risultati di una capacità organizzativa che
non appartiene alla sua Amministrazione.
Ci parli dei risultati che ha ottenuto, se li ha ottenuti, sul funzionamento del Pronto soccorso! Il suo
unico dovere da Primo cittadino è battersi in Regione per un Pronto soccorso – come dichiara di aver
fatto per altre problematiche – a misura d’uomo.
“Basta!” Sindaco anche con le fughe in avanti e indietro.
Nel 2020, prima della sua rielezione, voleva convincerci di passare alla Asl Rm6 per la comune storia
amministrativa e culturale con il distretto di Velletri, verso il quale sono orientati i nostri rapporti

In conclusione

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anche in tema di giustizia, ambiente e rifiuti. La proposta di iniziativa popolare sulla forte contiguità e
territorialità del nostro Comune con quel distretto che fine ha fatto?
Nel 2022 vinto il secondo mandato, il Sindaco accantona il cambio di Asl e prova a convincerci che la
nostra area di riferimento è la ciociara: Anagni, Piglio, Serrone, Paliano, dove costruire un nuovo
ospedale per la #valledelsacco, non volendo difendere il L. P. Delfino, l’ospedale cittadino, patrimonio
dei colleferrini!
Finito il clamore della stampa sull’ultimo doloroso caso al Pronto soccorso di Colleferro il silenzio degli
Amministratori pubblici e la sordità della Regione è eloquente: i cittadini non meritano nessuna
risposta e devono difendersi da soli!

Gabriella Collacchi, Portavoce e Ina Camilli, Coordinatore del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – 
Coordinamento territoriale