Latina. Rivolta al Liceo Scientifico Majorana per il divieto del preside di uso dei cellulari in classe. Gli alunni sono spalleggiati dai genitori nella protesta.

Al Liceo Scientifico Majorana è intervenuta la polizia, per far fronte al rifiuto dei giovani studenti di lasciare lo smartphone in una scatola alla prima ora di lezione. Il provvedimento sarebbe una misura contro gli episodi di cyberbullismo già verificatisi nel primo mese di lezione. Si tratterebbe di riprese in classe, con un professore filmato e catapultato sui social a sua insaputa, e foto scattate senza il permesso dei diretti interessati e divulgate via chat per insultarli.

Corre ai ripari il dirigente scolastico stringendo sull’uso degli smartphone in classe. Fra gli studenti è sommossa, supportata anche dai genitori. Si è reso necessario l’intervento della polizia.

La vicenda

Risale a lunedì 17 ottobre la circolare firmata dal preside, dopo una lunga serie di proteste susseguitesi durante il fine settimana. La comunicazione dispone che il cellulare venga depositato ogni mattina in un’apposita scatola e sarà possibile ritirarlo solo all’uscita o con il permesso degli insegnanti, se ad uso didattico. Già alla prima ora gli studenti si sono rifiutati di rispettare questa nuova regola, riferisce “Il Messaggero”. Dopo una prima resistenza però sembrerebbe giunta la resa, con la consegna dei dispositivi, quando una studentessa del secondo anno, ancora non convinta, avrebbe chiesto rassicurazioni sul rischio di furto e di riacquisto in caso contrario. Non ricevendo risposta avrebbe rifiutato ancora di separarsene, atteggiamento costatole ben tre note nel corso della stessa mattinata. La ragazzina sarebbe quindi scoppiata in lacrime, chiedendo di andare in presidenza e cercando supporto da casa.

A fronte della richiesta di aiuto si sono presentati a scuola il fratello ed il padre della giovane, chiedendo di parlare con il dirigente, che si è rifiutato di riceverli senza appuntamento. Evento che avrebbe fatto scoppiare il caos, tanto da rendere necessario l’intervento della polizia per riportare la calma.

Il rifiuto della ragazza di consegnare il telefono sarebbe stato annotato sul registro, come da regolamento.

Iniziative simili si sono diffuse anche in altre scuole italiane, dalla Valle d’Aosta, a Bologna, a Firenze.