Trevi nel Lazio. Torna all’ordine del giorno la questione delle Aree Interne. A destare ancora scompiglio è il passaggio della gestione del servizio di approvvigionamento idrico al Gestore Unico Acea Ato2.

La spinosa questione dell’approvvigionamento idrico di Trevi nel Lazio è arrivata direttamente al governo, attraverso le parole del Consigliere Capogruppo Vincenzo Cecconi. In una lunga lettera, indirizzata al Dipartimento per le Politiche di Coesione, al Presidente della Giunta Regionale del Lazio e a tutti i Capigruppo della Regione, il dott. Cecconi esprime il disagio di una larga fetta di popolazione.

La cittadina di Trevi nel Lazio, ora nell’Area Interna (Lazio 3), ricchissima di risorse idriche naturali, si troverebbe a transitare per la gestione delle acque al Gestore Unico Acea Ato2. Dalle parole della missiva scritta da Vincenzo Cecconi la situazione sarebbe estremamente penalizzante per i cittadini del comune. “Ciò che pagavamo, al limite del gratuito, offerto, per caduta, dalla natura (da queste parti particolarmente prodiga di acqua), ora dovrà essere filtrato da una multinazionale, la quale, nel predisporre le bollette, terrà conto solo dei costi (sostenuti per distribuire il vitale liquido nelle aree più densamente abitate) e dei profitti dei suoi azionisti”, si legge.

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Situazione che darebbe origine a forti disuguaglianze, andando a vanificare il fine delle stesse Aree Interne, delle quali Trevi nel Lazio fa ancora parte. “È così che si crea una diseguaglianza inversa, ovvero, dalla economicità ed efficienza dell’autogestione, alla parificazione dello stesso servizio come se fosse svolto per una città o una grande metropoli”, scrive il Cecconi.

A rimetterci sarebbero ancora una volta i piccoli agglomerati urbani, che resistono con tenacia e sacrificio al processo di concentrazione demografica nei grandi centri, sobbarcandosi tutti i costi del vivere in una zona periferica.

Richieste e proposte

La richiesta del Consigliere Capogruppo è quella di un deciso intervento politico e legislativo, per porre fine a quella che viene definita nella missiva “una palese forma di ingiustizia e penalizzazione per i piccoli borghi montani”.

“La Regione non può consentire che i piccoli comuni, e le loro decimate popolazioni, tanto più se ricadenti in un’Area Interna, debbano sopportare questo ulteriore peso che va ad aggiungersi ad una già cronica carenza di servizi e all’aumento dei costi energetici che sta interessando l’intero Paese, ma che è ancora più drammatico per le piccole attività commerciali di questi luoghi, già in precaria sopravvivenza” scrive Cecconi. Il Consigliere rivendica quindi la necessità di ridisegnare gli Ambiti Territoriali Ottimali, proponendo anche l’eventuale creazione di sub Ambiti, ai quali “possa essere garantito un trattamento più equo e più consono alla loro condizione di comunità fragili e penalizzate”.

Si tratterebbe si “un atto di giustizia, a tutela di quelle popolazioni già sufficientemente marginalizzate, per lo più dislocate lungo la dorsale appenninica, alle quali andrebbe riconosciuto il grande merito di non rinunciare a vivere intere aree geografiche dell’Italia periferica”.