Altipiani di Arcinazzo

Forse molti ricorderanno il caso del reperto della testa di Marciana, per il quale mi sono battuto affinchè da Boston rientrasse in Italia. Il posto di questo reperto è indubbiamente il museo della villa dell’imperatore Traiano, da dove essa è stata sottratta i primi anni del ‘900.

Un po’ di storia

La villa estiva dell’imperatore Traiano si stima sia stata costruita prima del 116 d.C. La sua posizione strategica permetteva all’imperatore di venire a rilassarsi tra una guerra e l’altra, grazie alle fonti di acqua pura e l’abbondanza di animali. Traiano infatti amava molto la caccia.

Con il tempo la villa venne progressivamente abbandonata ed i marmi asportati per andare ad essere reimpiegati nella costruzione di case o per arricchire le chiese del nuovo culto cristiano. La pochezza dei ritrovamenti ha sempre lasciato credere che la villa non fosse mai stata completata.

Questo almeno fino a quando, gli archeologi non hanno rinvenuto un pavimento perfettamente conservato. Il georadar inoltre conferma la presenza di altri edifici nel sottosuolo, come quello che potrebbe essere un teatro. Infine, qualche anno fa, il sottoscritto veniva a conocenza della presenza di un reperto ospitato nel Museum of Fine Arts di Boston che getterebbe nuova luce sull’ipotesi che la villa non solo sarebbe stata ultimata, ma anche vissuta.

La splendida testa di una statua che ritrae una giovane Ulpia Marciana, sorella dell’imperatore Traiano. Uno dei reperti più belli tra quelli esistenti dedicati a questo personaggio e che secondo il Museo proverrebbe da Subiaco.

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L’illegittimità del reperto

Secondo quanto ammesso dal Museo di Boston, il reperto sarebbe stato acquistato nel 1916 da un certo Hubert William Gallandt, che a sua volta lo avrebbe ottenuto da un collezionista “anonimo”.

Premesso ora che è evidente, che il reperto proviene dalla villa degli Altipiani di Arcinazzo, probabilmente asportato durante gli scavi del 1799 e portato a Subiaco la cui abbazia gestiva il territorio all’epoca. Quasi certamente è improbabile che il reperto sia stato venduto lecitamente nel 1916, in quanto già all’epoca c’erano leggi per la tutela del patrimonio artistico. Leggi che erano state già promulgate addirittura dal secolo precedente.

La denuncia

Gallandt che dalla vendita ricavò 1000 dollari, avrebbe dovuto fornire al museo un certificato rilasciato dal Regno d’Italia che ne confermasse la legittima proprietà e l’autorizzazione a esportare la testa. Documento che ovviamente il Museo di Boston non possiede e non ha mai voluto mostrare, così come il documento di acquisto da Gallandt.

Bisogna anche ricordare come proprio dal Museo di Boston siano state in passato recuperate numerose opere che erano state illecitamente acquistate.

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L’archiviazione

Proprio in questi giorni, dopo molto tempo trascorso dalla mia denuncia, alla quale era seguita anche una interrogazione al Parlamento promossa dal Senatore della Lega William De Vecchis, sono venuto a sapere che è stata disposta l’archiviazione.

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William De Vecchis

La Procura di Tivoli ha replicato che “non si è certi della illegittima sottrazione ed esportazione del bene”.

Ora al di là di quanto sopra esposto, per cui gli elementi per una illegittima sottrazione ci sono eccome, io mi domando se (e voglio sperare non sia così), che non vi sia stata troppa superficialità nell’adottare l’archiviazione e se effettivamente siano stati sondati tutti i canali legislativi.

La battaglia va avanti

Dell’archiviazione ho prontamente informato i sindaci di Arcinazzo Romano, Luca Marocchi e di Subiaco, Domenico Petrini, chiedendo loro di interessarsi della cosa. Inoltre nei prossimi giorni prenderò contatti con il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per esporre il problema.

Non è mia intenzione arrendermi fin quando la Testa di Marciana non tornerà a casa. Essa è per gli Altipiani di Arcinazzo un po’ come la nostra Gioconda. Un frammento della nostra storia, che merita di essere esposta nel museo della villa con tutti gli onori, piuttosto che prendere la polvere in un museo americano, trattata come il più dozzinale dei reperti.

 

Francesco Digiorgio