Piglio, La comunità pigliese festeggia il Santissimo Crocifisso
Con la festa del SS Crocifisso termina, giovedì 14 settembre 2023, il ciclo estivo delle celebrazioni sacre nella parrocchia di san Giovanni iniziate con la festa di Sant’Antonio.
Il Convento di San Giovanni, nel 1686, ospitò fra Angelo D’Arpigliano che scolpì tra penitenze e digiuni la famosa effige del Cristo Crocifisso, tutt’ora venerato nella chiesa di San Giovanni Battista e che verrà portato anche quest’anno in processione.
Tra le varie iniziative promosse dal parroco don Raffaele e dal Comitato dei festeggiamenti degne di nota sono una Santa Messa solenne animata dal coro parrocchiale alle ore 17,00 e a seguire la processione alla quale parteciperanno le autorità civili, le tre Confraternite di Piglio e il popolo pigliese che è sensibile a queste manifestazioni religiose e le vive ogni volta con rinnovato fervore.
Questa festa dell’esaltazione della Croce, nata nel 1686 si è protratta fino ai nostri tempi, anche in riconoscenza di grazie e favori spesso ricevuti dai devoti pigliesi.
In un documento rinvenuto nell’archivio della Collegiata Santa Maria Assunta da don Marcello Coretti, parroco a Piglio dal 2000 al 2009, si evince che nel 1855 un miracolo del Cristo liberò la città di Piglio dalla terribile peste asiatica che ebbe inizio il 12 ottobre fino al 9 dicembre.
In quei due mesi ogni famiglia ebbe il suo morto: su circa 3500 abitanti del paese si ebbero 194 casi di colera e 73 morti, dei quali 63 adulti e 10 fanciulli.
Si tramanda anche che i pigliesi per questa liberazione si opposero con tutte le forze alla restituzione del simulacro ai frati francescani di San Giovanni che l’avevano concesso temporaneamente alla Parrocchia di Santa Maria Assunta.
In un altro documento rinvenuto sempre da don Marcello si evince che “La venerazione verso il Crocifisso di S. Giovanni, considerato miracoloso in tutto il circondario, richiamava al convento di Piglio un continuo flusso di devoti desiderosi di vederlo, di toccarlo, di prendere un poco dell’olio della sua lampada per ungere i loro malati, di ringraziarlo per i benefici ricevuti; perciò nella cappella che lo ospitava si accumulavano oggetti votivi e altri ricordi di grazie ricevute.
In ogni epoca, nelle circostanze metereologiche avverse o per la grande siccità, o per le forti grandinate che minacciavano i raccolti, oppure in caso di epidemie mortali per il popolo, tutta la popolazione si è sempre rivolta fiduciosa al Crocifisso, memore dei suoi prodigi.
Anche per questo motivo, l’immagine sacra era diventata più famosa dello stesso convento, tanto che in alcune carte topografiche anche quelle moderne veniva indicato il “Crocifisso” al posto del convento di San Giovanni Battista.
In un altro documento parrocchiale viene riportato un episodio particolare che convinse la gente dell’efficacia dell’aiuto divino:
il piccolo Gustavo, di 7 anni, figlio del facoltoso pigliese Demetrio De Sanctis, era ridotto dal colera in fin di vita nonostante il medico e i genitori facessero di tutto per salvarlo; e quando il dottore aveva detto che non c’era più niente da fare, i familiari aspettandone il decesso prepararono il suo funerale e chiesero ai frati di S. Giovanni di tumularlo nel sepolcro della chiesa, sigillato in una cassa come da disposizioni legali.
Ispirati intanto a ricorrere al Crocifisso, che ancora non era stato trasferito in paese, mandarono un servo con la camicia del malato che, secondo la pia tradizione, fu poggiata sull’immagine sacra e poi stesa sul giovanetto; il quale, dopo tanto tempo che quasi non dava più segni di vita, subito si scosse e iniziò a migliorare fino a guarire del tutto.
Tutti da allora lo considerarono un miracolato del Crocifisso, al cui patrocinio fu poi attribuita anche la fine dell’epidemia”.
Giorgio Alessandro Pacetti