Questo storico viale che conduce alla grotta del B. Andrea Conti, sito nell’eremo di San Lorenzo, conserva le orme del Beato Andrea Conti, di San Massimiliano Kolbe, di Benedetto da Piglio umanista del 1400 e del venerabile padre Quirico Pignalberi, esce dalle tenebre grazie al Comitato “Beato Andrea Conti” che nei giorni scorsi ha provveduto, dopo la collocazione delle targhe ecologiche atte a segnalare i luoghi degni di essere visitati con attenzione e devozione, alla realizzazione dell’impianto elettrico con l’installazione di n° 6 fari sorretti da altrettanti pali in resina .

 

La grotta trecentesca dove il Beato è vissuto per quaranta anni in penitenza e preghiera lasciando sulla roccia le sue impronte. è il luogo più visitato dagli escursionisti e dai devoti del Beato che è stato anche uno dei più grandi esorcista di tutti i tempi.

 

Soddisfazione è stata espressa dalla comunità francescana per il lavoro svolto.

Il Beato Andrea era ricercato da coloro che soffrivano nell’anima e nel corpo a causa del demonio e molti ossessi dopo la sua morte furono “liberati” sulla sua tomba, segno che il prodigioso intervento degli “uomini di Dio” continua ad operare anche dopo la loro morte terrena vincendola.

 

Andrea, l’eterno beato della Chiesa, ma un grande Santo per i pigliesi, pregava insistentemente Dio perchè liberasse dalle ossessioni diaboliche non solo le singole persone schiave di Satana che gli venivano presentate, ma anche tutto il Paese.

 

Il potere sui demoni concesso da Dio al beato Andrea in vita non cessò neanche dopo la morte come riferito e trasmesso da testimoni oculari.

 

Infatti Andrea veniva chiamato “flagellum demoni”.

 

La formula deprecatoria usata dagli esorcisti è stata: “Per l’umiltà del Beato Andrea, ti comando di allontanarti da codesto corpo”. Come pure si è rilevata di grande e particolare efficacia l’invocazione: “Ora pro nobis beate Andrea” unita all’imposizione della reliquia del suo cilizio. Tutto questo deve servire al “nostro” B. Andrea Conti, affinché riacquisti l’importanza dovuta e le sue opere nella vita terrena, non restino per i posteri solo un vago ricordo.

 

Ancora oggi i fedeli si soffermano a vedere la croce, a sbarre di uguali dimensioni di circa 15 centimetri, contornata da fori di fissaggio di una grata (ora scomparsa) che era stata posta a difesa della croce stessa impressa dal Beato sulla roccia per fugare il demonio.

 

Giorgio Alessandro Pacetti