Se scriviamo il toponimo Porciano, a molti dei nostri lettori non dirà nulla. Eppure questa frazione di Ferentino, al confine con Fiuggi, vanta una storia antica ed importante. Allo stato attule conta poco più di 230 abitanti e si tratta di un agglomerato di case perlopiù in pietra e con pochi edifici alti.

Un luogo dove il tempo si è fermato, affacciato dall’alto di una collina sul lago di Canterno. Un rifugio per chi ama la solitudine, ma al contempo vuole la comodità di poter raggiungere i servizi con poca strada. Fiuggi dista a pochi chilometri dal paese.

Il visitatore poco attento però, si soffermerebbe solo sull’amenità del luogo, sulla panoramica del lago, perdendosi quello che è il vero protagonista del posto: Il castello.

A Porciano infatti, appena qualche chilometro fuori dal paese, percorrendo una strada bianca e inoltrandosi poi nel bosco, è possibile raggiungere le rovine di una fortezza datata all’anno 926 e in stato di totale abbandono dal 1640. Depredato delle pietre che sono andate in buona parte a costituire le attuali antiche abitazioni nel borgo.

Per quanto abbiamo cercato, non è stato possibile capire chi abbia voluto la fondazione di questo castello, che potrebbe essere anche antecedente al 926. Si trovano menzioni dall’anno 1085, quando un tale Trasmondo di Amato, decise di donarlo al Monastero di Subiaco. Sappiamo che una prima distruzione la subì agli inizi del ‘400, dato alle fiamme, coinvolto nelle lotte tra il Papa e il re di Napoli ed i baroni di Roma. Nel 1438, la rocca fu acquistata da Pietro De Viviani, che la riportò all’antico splendore. Il De Viviani era parente di Papa Eugenio IV.

La fine del castello

Qui inizia la parte interessante. Nel 1463, il De Viviani morì e all’apertura del testamento i figli scoprirono di essere stati diseredati, per essersi sempre comportati male con la popolazione del Castrum Porciani. Il De Viviani aveva destinato l’edificio al Capitolo della Cattedrale di SS. Giovanni e Paolo di Ferentino. I fratelli De Viviani, non volendo cedere il castello appiccarono prima fuoco alla Biblioteca del padre cercando di distruggere il testamento, che però era al sicuro nel Capitolo. Non demordendo distrussero anche l’ Archivio del Capitolo, ma il testamento era sempre stato portato al sicuro. L’incendio del Capitolo coinvolse anche la sagrestia distruggendo numerosi arredi sacri. L’argento fuso fu recuperato per fondere la statua di Sant’Ambrogio, ancora oggi venerata a Ferentino.

I fratelli De Viviani non riuscendo a disfarsi del testamento occuparono il castello con la forza e imposero un regime dittatoriale sul popolo, che stanco dei loro sopprusi insorse. Uno dei fratelli venne catturato dai porcianesi durante l’assalto alla rocca e trascinato in catene da Papa Pio II. I cittadini chiesero al Pontefice di sottrarre il castrum dal dominio sia dei fratelli De Viviani che dal Capitolato di Ferentino. Il Papa tuttavia non volendo minimamente rinunciare a quel territorio, attribuì al Capitolato il dominio ed ordinò la demolizione della rocca. Una strategia volta a impedire che fosse usata per ulteriori ribellioni.

La rocca oggi

La rocca che occupa circa quattro ettari, è in totale rovina. Spogliata dei materiali per la costruzione del borgo nuovo, è stata tuttavia lasciata all’incuria e preda della vegetazione nei tempi moderni. Un luogo talmente bello che potrebbe essere recuperato e valorizzato viene lasciato decadere. L’accesso non è regolamentato, chiunque può recarsi sul posto, con il rischio di causare o essere coinvolto in nuovi crolli. Perchè il Ministero dei Beni Culturali e l’amministrazione ferentinese non fanno nulla?

Speriamo, che il nostro articolo sortisca effetto, smuova le acque, non solo del vicino lago di Canterno, ma quelle burocratiche. Che dall’alto qualcuno prenda a cuore questa struttura, che andrebbe ripulita dalla vegetazione, recintata per impedire l’accesso indiscriminato. Magari, anche offrire un servizio di guida turistica per visitare il castello in sicurezza e conoscere la storia di questo borgo della Ciociaria.

 

Foto gentilmente concesse da Enzo Brocchetti