A cura di Angelo Saimandi
Un padre separato alle prese con le burocratiche grane giudiziarie ci scrive.
<< Nel lungo decorso della interminabile separazione conflittuale mi son sempre sentito ripetere i vari : non pensarci, stai sereno, tranquillo col tempo tutto si sistema e via discorrendo. Non ci ho mai creduto fino in fondo anche se nell’immediato questi edulcorati pensieri possono essere un buon palliativo, un angolo recondito della mente mi lasciava sempre un vago senso d’inquietudine ed in fondo ho sempre saputo che sarebbe finita male… >>
In effetti nella fase iniziale apparentemente sembra andare tutto bene, tutti augurano e prospettano un roseo futuro.
<< Non mollare, reagisci, fatti valere certo, ma più ti attivi e più la terra ti viene scavata sotto i piedi, e pian piano questo avviene nell’indifferenza più assoluta. T’illudi di prenderla di petto, di credere che il risultato finale sarà direttamente proporzionale agli sforzi ed ai sacrifici profusi, che ci sarà sempre qualcuno a perorare la tua causa…>>
Ci si impegna con dedizione come in tutti gli altri passaggi della vita : studio, lavoro, vita familiare.
<< Poi dopo aver limitato i danni slalomeggiando tra denunce e condanne, dopo aver in solitaria attivato il tribunale per le mancate visite del figlio minorenne, il garante regionale dell’infanzia-adolescenza e di conseguenza l’assistente sociale di zona : ti trovi a fianco il figlio che senza plausibili motivi sostiene di non voler più vedere il padre…>>
Pian piano si focalizza l’amara realtà, il sistema ti lavora ai fianchi.
<< Non ho recriminazioni da fare, rifarei esattamente tutto quello che ho provato a fare con grinta e determinazione in questi anni. Forse nella foga dell’agire ho viaggiato anche troppo sul filo del rasoio, ma è andata comunque…
Avendo scartato a priori la tanica di benzina devo constatare che è quasi tutto finito, a volte può anche andare a finire così.>>