Un’opera discussa, ma che fa parte dei monumenti cittadini

Il Sacrario al Soldato, come ben noto è stato dedicato al maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, prestigiosa figura di Affile. Graziani fu anche viceré di Etiopia durante l’Impero Coloniale Italiano e Ministro della Guerra nella RSI.

Un monumento che ha sollevato molte polemiche, da quando è stato eretto ed inaugurato l’11 agosto 2012. Scatenò le ire dei movimenti politici di sinistra che accusarono di apologia di fascismo la Giunta comunale, formulando anche una denuncia alle autorità.

La sentenza verso il sindaco e gli assessori venne poi annullata in Cassazione il 26 settembre 2020, e sono anche recentemente uscite le motivazioni. La Cassazione ha riferito che “L’apologia del Fascismo, per assumere carattere di reato, deve consistere non in una difesa elogiativa, ma in una esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del partito Fascista”.

Di fatto, il mausoleo non è stato decretato come un’opera all’esaltazione del disciolto partito, ma di un memoriale dedicato ai militari italiani e alla figura dell’illustre cittadino affilano, che riposa nel locale cimitero.

Oggi quindi Affile può vantare di avere un nuovo monumento, che attraverserà i secoli, assieme alle chiese, alle mura ciclopiche, alle cisterne romane, sempre che la mano della censura non cerchi nuovamente di cancellare il diritto di un paese a poter celebrare un concittadino famoso.

La figura di Rodolfo Graziani è stata principalmente stigmatizzata per l’uso del gas in Etiopia. Ma allora bisognerebbe radere al suolo la cittadina di Grazzano Badoglio o cambiarne il nome?

Grazzano Badoglio, anticamente si chiamava Grazzano Monferrato. Nel 1938 assunse il “Badoglio” in onore del generale. Badoglio divenne noto successivamente per aver firmato l’armistizio con gli Alleati, con la resa incondizionata e addirittura l’impegno a combattere i tedeschi.

Peccato però, che lo stesso Pietro Badoglio, era quello che nel febbraio del 1936, durante la Battaglia dell’Amba Aradam (conosciuta anche come il massacro), dispose l’uso dell’iprite e dell’arsina contro gli etiopi. Tra le schiere etiopi vi furono 6000 morti e 12000 feriti, di cui moltissimi mutilati dal gas vescicante.

Badoglio non ebbe nessuna pietà degli etiopi in rotta, per i successivi quattro giorni, fece sganciare l’iprite sopra i nemici in fuga.

Questo aneddoto, vuole semplicemente dimostrare come, ci sia sempre un peso e due misure.