Una proposta di Valentina D’Orso, deputata del M5S, suggerisce l’accettazione di offerte di lavoro entro 100 chilometri dall’abitazione, da parte dei beneficiari del Reddito di cittadinanza. Si andrebbe a sospendere l’erogazione, ma si otterrebbero in certi casi specifici, le integrazioni versate direttamente dall’Inps.

Non si trovano lavoratori

Si allentano le restrizioni sanitarie e l’estate riparte quasi a pieno regime. Un gran bel passo avanti per il Paese e per la ripresa, che deve avvenire in tempi rapidi. Gli imprenditori riaprono e assumono, anzi assumerebbero, ma come lamentano alcuni, il personale non si trova. Puntano il dito sulle presunte colpe del Rdc che garantisce ai disoccupati una minima sussistenza senza bisogno di andare a lavorare. A denunciare questo disagio sono i titolari di Bar, ristoranti, personale per stabilimenti balneari, piscine, alberghi e tutte quelle attività definibili “stagionali”.

Colpa del Reddito o colpa dello stipendio?

Il sussidio genera apatia al lavoro, questo è quanto affermano alcuni “donatori di lavoro“, ma la verità non è esattamente questa. Mettiamola così: se un disoccupato si vede offrire 600 euro per un lavoro di 8 o più ore al giorno per 6 giorni a settimana, magari storce un pochino il naso e si accontenta del poco reddito che gli perviene dallo Stato. Ci sono Politici che sostengono il contrario, arrivando ad affermare che “se uno ti offre 600 euro per lavorare non si sta approfittando di te, non ti sta sfruttando“. Bene se non si tratta di sfruttamento ci dovremo adoperare per coniare un termine nuovo. Non è accettabile proprio dal punto di vista etico-morale pagare un lavoratore 2 euro l’ora.

La proposta della deputata del 5 Stelle mira a mettere a tacere le “chiacchiere da opportunismo da salotto” e indica una strada. Il percettore del Reddito di cittadinanza è obbligato ad accettare una proposta di lavoro entro 100 chilometri da casa, (come se fossero pochi) pena la decadenza del beneficio. Nel periodo che è occupato il Rdc è sospeso naturalmente, ma se il compenso fosse inferiore al Rdc, sarà la stessa Inps che integrerà la differenza.
Spiegato in parole semplici, se si ricevono ad esempio 500 euro dal Rdc e lo stipendio del lavoro è di 450, scatta l’Inps, che come Babbo Natale ti infila sotto l’albero 50 euro! Pari e patta? Manco per niente perché ora ti paghi il trasporto fino al lavoro e se sei fortunato non arrivi a 100Km, stai fuori casa 10 o 11 ore, spendi più denaro, perché un caffè ti scapperà di comprartelo, ma racconti al mondo che adesso sei occupato!
Bella proposta Valentina D’Orso, bella davvero! E poi c’è chi accusa il Movimento 5 Stelle di essere troppo comunista…

Decontribuzione

Una proposta invece piuttosto interessante proviene dal forzista Roberto Pella. Suggerisce una soluzione che in fondo è l’uovo di Colombo: decontribuzione totale per le imprese del turismo che assumono lavoratori del settore, in cig covid, o percettori di Rem o Reddito di cittadinanza.
Detta semplicemente: Se si assume una persona che beneficia di uno di questi sostegni sociali, non pagheranno le tasse relative alla sua posizione contributiva!

I partiti

Il Pd vede la necessità di agevolare il rapporto tra Reddito di cittadinanza e politiche attive e chiede il rifinanziamento dei Centri per l’impiego nel 2022, con uno stanziamento di 30 milioni.
Da Fratelli d’Italia arriva invece la spinta per l’adesione a percorsi di formazione professionale obbligatoria da parte dei percettori del Reddito.
La Lega infine chiede una riduzione del 10% annuo degli stanziamenti del Rdc.

Comunque la si veda si rende sempre più necessaria una politica che fissi dei parametri minimi di paga oraria. Il Reddito di cittadinanza non serve a risolvere il problema occupazionale e non favorisce di certo lo sfruttamento del lavoro. Assolve alla ragione per la quale è stato voluto con forza dal Movimento 5 Stelle: aiutare gli “ultimi” ad uscire dalla disperazione.
Vanno però introdotte politiche reali al sostegno dell’occupazione. Se le due cose non sono necessariamente connesse, sono tuttavia legate a filo doppio dall’esigenza di produrre un reddito. Non sarà puntando il dito contro i beneficiari del reddito o contro chi presuntamente cerca di sfruttare il lavoro, che si arriverà alla risoluzione. Le forze politiche hanno il dovere di accantonare le proprie ideologie e di lavorare di concerto su questo tema. Altrimenti è inutile sprecare fiumi di inchiostro se si continua a teorizzare pseudo-soluzioni a carattere temporaneo.