“Mio malgrado sono incappato in una spiacevole esperienza infettiva determinata da una puntura di insetto”-inizia così la lettera aperta di Vincenzo Cecconi, capogruppo di minoranza con Unione e Cambiamento a Trevi nel Lazio.

“La fatalità ha voluto che un pappatacio abbia punto prima un cane affetto da leishmaniosi e, poi, un punto esposto della mia pelle”-ha spiegato Cecconi.

I pappataci, o meglio i flebotomi, infatti, oltre ad essere minuscoli e fastidiosissimi insetti, sono anche veicoli biologici di alcune malattie. La “leishmaniosi” è tra queste.

La prima diagnosi sbagliata

“Il risultato è stato che, scambiato per un herpes simplex per alcuni mesi, mi sono imbottito di antivirali con zero risultati, fino a che non mi sono rivolto al reparto dermatologico del Policlinico Univ. Campus Biomedico di Roma”. Racconta Cecconi, convinto che all’inizio non si trattasse di niente di grave.

“Prima sospettata e, quindi, confermata da biopsia, mi è stata diagnosticata una infezione da leishmaniosi cutanea trasmessa da un pappatacio. Si tratta di una malattia subdola che può attaccare, come nel mio caso, solo a livello cutaneo, oppure a livello viscerale, in quest’ultima ipotesi anche con possibili esiti nefasti.”

La comunicazione al sindaco Silvio Grazioli

“Come Capogruppo di minoranza del Consiglio comunale di Trevi, ma anche come semplice cittadino, ho immediatamente comunicato l’evento morboso al Sindaco di Trevi.

Nella sua qualità di Autorità Locale di Igiene e Sanità (nota trasmessa per conoscenza ai Servizi ASL sia di Igiene Pubblica che Veterinari), ritenendola cosa doverosa, ma anche e soprattutto affinché si adottassero i dovuti provvedimenti di prevenzione e profilassi, a tutela della salute dell’intera popolazione, residente, di passaggio e turistica.”

Il mancato intervento dell’amministrazione

Secondo Vincenzo Cecconi nonostante la pronta comunicazione dell’evento, non ci sarebbe stato nessun intervento da parte dell’amministrazione comunale.

“Ho auspicato, pertanto, che si provvedesse: A) ad una immediata disinfestazione del territorio, ad azzerare, o comunque limitare al massimo, la presenza di zanzare e, nel nostro caso, soprattutto di flebotomi (cosa che, per altro, dovrebbe essere la normalità); B) al monitoraggio e profilassi dei cani, atteso che, la malattia, sul nostro territorio, sarebbe (mi dicono) conclamata da anni.

La lettera è stata inviata per PEC in data 25/06/2021 e, di fronte ad un fatto del genere, mi sarei aspettato che un sindaco, dotato di normale senso di responsabilità, oltre che di doverosa preoccupazione per la salute dei propri concittadini, come lo obbligherebbe la legge, avesse affrontato energicamente il problema.

Nulla di tutto ciò, anzi, confermo che dopo quasi 20 giorni dalla notizia, nessun impegno per la disinfestazione è stato assunto dal comune e, al contempo, nessuna provvedimento sembrerebbe essere stato adottato per una indagine epidemiologica della malattia tra la locale popolazione canina. Aggiungo che non sono stato degnato nemmeno di risposta di circostanza, ovvero di eventuali rassicurazioni, magari su indicazione della ASL.”

Il rammarico di Cecconi

Del comportamento del nostro sindaco e della nostra amministrazione ormai non mi sorprendo più. Ma è giusto che i nostri concittadini sappiano alcune cose:
Innanzitutto che la Leishmaniosi sembrerebbe essere diffusa, sul nostro territorio, di più di quanto non si immagini.
Il randagismo canino, fenomeno presente soprattutto in Altipiani di Arcinazzo, non ha potuto che favorire il diffondersi, incontrollato, della malattia.

Il territorio del Comune di Trevi, salvo qualche messa in scena piuttosto grottesca, non è oggetto di disinfestazioni e lotta antilarvale da anni. Anzi, di mosche, zanzare e pappataci (e chissà cos’altro) ne abbiamo produzioni a livello industriale. Dato che sembra continuino, indisturbati, gli sversamenti a cielo aperto di liquami fognari in Altipiani di Arcinazzo, loc. Fossa Carnera.(ormai sono anni!), quasi fosse una sorta di “nursery” della zanzara & affini. Cui si deve aggiungere l’altra vergognosa situazione determinatasi in loc. Rio, dove i collettori fognari sversano liquami direttamente nell’alveo (asciutto) del fosso Suria. Di fatto determinando una situazione da vero terzo mondo. Del resto la Leishmaniosi è associata ai luoghi maggiormente sottosviluppati del pianeta, quindi, sembrerebbe essere in perfetta sintonia.

Che, se tanto mi da tanto, anche quest’anno, come per gli anni passati, saremmo costretti a passare l’estate tra sciami di moscerini, zanzare, pappataci e chi più ne ha più ne metta.”

In conclusione

“Al momento, il mio caso è in via di lenta guarigione e non compromette altro che l’aspetto estetico. Comporta, però, ancora e comunque, fastidiose cure locali settimanali presso l’ospedale. (sono alla quinta infiltrazione subcutanea). Ma ciò che più mi preme sottolineare è che l’episodio, a queste condizioni ambientali (diffusione di Leishmaniosi e abbondante presenza di flebotomi), potrebbe ripetersi colpendo chiunque, ancor più se trattasi di popolazione cosiddetta fragile, come i bambini. I quali, vengono indicati proprio tra questa.

La situazione finanziaria del Comune di Trevi è drammatica, ma esistono degli obblighi, per chi ci amministra. Garantire, comunque e sempre, quel bene primario ed inderogabile che è rappresentato dalla “Salute Pubblica”.
Lo debbono alla popolazione, a quel poco di economia locale che, nonostante tutto, ancora sopravvive. Lo debbono persino al mantenimento degli standard minimi di civiltà.