Dal prossimo agosto i Paesi della Ue interromperanno per sempre l’importazione di carbone dalla Russia. L’embargo è nell’ottica della quinta fase delle sanzioni, sulla spinta della atrocità della guerra in Ucraina.

A detta degli esperti, si tratta più di un atto simbolico che non è concretamente invalidante per l’economia russa poiché il vero affare è il gas e il petrolio.
Simone Tagliapietra, ricercatore dell’istituto Bruegel, ha dichiarato: “Questo divieto non colpirà Putin in maniera significativa. L’Europa paga, ogni giorno, circa 10 milioni di euro per il carbone che riceve dalla Russia. Ma paga 850 milioni di euro ogni giorno per il petrolio e il gas che arriva dalla Russia. Quindi è ovvio che l’impatto reale, l’Europa lo otterrebbe con sanzioni su petrolio e gas. È lì che sono gli interessi economici del Paese”.

Il nuovo ciclo di sanzioni riguarda anche il completo congelamento degli asset di quattro banche russe. Inoltre non potranno entrare nei porti europei, le navi battenti bandiera russa. Stessa sorte toccherà ai camion russi e bielorussi, il loro accesso in Europa sarà consentito solo se trasportano medicinali, cibo, aiuti umanitari.

Intanto i governi dei Pesi Europei stanno già lavorando alla sesta fase delle sanzioni. E questa volta dovrebbe interessare proprio il petrolio. L’Ungheria ha in ogni caso già espresso parere fortemente contrario al blocco delle importazioni di petrolio russo. Anche dall’Austria e dalla Germania arriva l’opposizione, sebbene da Berlino i segnali sarebbero di un cambiamento di opinione.