Nel 1933 la Germaniza Nazista applicava il Bücherverbrennungen, ovvero i roghi dei libri. Un modo sistematico di applicazione della censura di regime, per cancellare definitivamente tutto quello che era opposto al Terzo Reich.

Oggi fortunatamente quei tempi oscuri sono passati, oggi vige la democrazia. Ma non sempre sembra che venga applicata.

Il popolare Social Network di Facebook, ormai da molti anni fa parte delle nostre vite. Esso è diventato lo specchio virtuale delle persone, sia in ambito professionale che hobbystico.

Grazie a Facebook, sono state messe in contatto milioni di persone e la popolarità, se prima si conquistava tra i banchi di scuola, ora si agguanta tra un post ed un like.

Tuttavia non sempre è tutto rose e fiori, ed ultimamente la società fondata da Zuckberg dopo lo scandalo di Cambridge-Analytica, sembra voler tornare nell’occhio del ciclone. A far barcollare il colosso telematico, stavolta sono le accuse di censura, non ultime a quelle di aver influenzato le elezioni in passato.

Blocchi e cancellazioni immotivati

Sembrerebbe che migliaia o addirittura milioni di utenti, in questo ultimo periodo abbiano registrato blocchi immotivati del profilo, o addirittura la cancellazione permanente, pur senza aver violato nessuna regola del social Network. Lo stesso scrivente ha avuto il profilo cancellato permanentemente più di una volta, senza che fosse stata fornita alcuna spiegazione da parte di Facebook.

Questo non solo ha causato un danno “sociale”, ma anche un danno d’immagine a livello professionale. Immaginate, un giornalista, un personaggio pubblico, a cui viene continuamente negato l’accesso al Social Network. Viene etichettato come un “bandito”, un “esiliato”. Quale sia la mia colpa non è dato sapere. Forse ho esagerato a pubblicare le mie foto personali? Forse un’eccessiva condivisione dei link di Informareh24.it?

Eppure Facebook non ha mai posto nessun veto, ha sempre permesso la pubblicazione massiva dei post. Un problema che ha richiamato l’attenzione anche di testate giornalistiche di un certo spessore, come quella diretta da Nicola Porro.

Qui riportiamo il link di un articolo che è stato condiviso https://www.nicolaporro.it/facebook-bug-o-censura/

Personalmente, ho citato Facebook in giudizio. La prima udienza si è tenuta il 2 luglio. Se ne terrà una successiva tra 20 giorni, per l’integrazione di note  o se non vi siano i presupposti per andare avanti. Ma, in ogni caso, se necessario, porterò la cosa fin davanti la Corte Europea dcei Diritti dell’Uomo, in quanto, il mio diritto di pensiero ed espressione non può e non deve essere negato.